BasilicataCultura

Poesia e vino nel Sasso Barisano

Si è tenuto nel il locale ‘Crea e ricrea’, sito in una stupenda grotta materana del Sasso Barisano, un incontro poetico in cui ha avuto successo il connubio di poesia con l’azienda enoteca della Tenuta Iacovazzo e i prodotti tipici. La serata ha avuto il suo avvio con la presentazione in prima visione del documentario relativo alle chiese rupestri realizzato da Gianni Maragno e dal prof. Giordano. Uno splendido lavoro che mette in risalto la murgia materana e la storia del peccato originale, la produzione del cucù con l’intervista fatta al maestro Tommaso Niglio, che è diventato un realizzatore di un prodotto che richiama alla memoria dei materani il giorno di Pasquetta, quando la gente sino agli Anni Sessanta, si riversava al rione Cappuccini di Matera e dove ai bambini veniva comprato il cucù

“Uno strumento che indica l’origine della vita, in quanto la parte grossa del cucù – spiega Maragno – è sinonimo di grembo e l’apertura per motivi di sonorità, dalla quale si soffia, sta a significare il soffio della vita e quindi l’origine della stessa”. Ospitati dalla signora Angela Ramando, titolare del Laboratorio dell’Arte d’intrecciare i fili, i poeti dell’Associazione ‘Matera Poesia 95’, diretti dal presidente Giovanni Rosiello, hanno declamato versi che hanno tenuto avvinto un uditorio alquanto interessato. E questo a significare che momenti di una certa cultura molto sottile ed emozionante, carica anche di pathos che richiama nella memoria dell’ascoltatore anche uguaglianze vissute e che il poeta, quale osservatore più incisivo della natura, della comunità, del territorio, riesce a cogliere e svolgerle in versi. Si sono avvicendati Isa Venezia, che ha declamato la silloge che ha nel padre il ricordo da riportare sempre in uno splendore dell’anima; Maria D’Agostino, che affonda il suo animo poetico nell’elaborazione concettuale del profondo essere e con estrema delicatezza ne ricrea quadretti d’arte del pensiero ispirato; Antonio Ruggiero, con la veemenza della silloge facendola parlare con fatto enfatico; Sveva Patronelli, che si apre al vissuto con il cuore in mano mostrando la delicatezza della sua esposizione poetica; Lucia D’Antona, in un crescendo continuo di produzione singolare e incisiva; Giovanni Rosiello, sempre e costantemente molto epigrammatico nel suo dire; Pino Contangelo, che del suo dire ne fa un impasto poetico di forte attrazione scivolando in una rima baciata continua e variegata per sottolineare pensieri di acutezza osservata e pensata. In un clima molto distensivo la poetica si è unita a bicchieri del nettare della terra, quell’uva e quel vino che sono anche simboli di una produzione poetica calda, intensa e anche di buon spirito d’osservazione che hanno sottolineato una “emozione da gustare”.

Carlo Abbatino

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