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Coronavirus e prospettive future

Fra due mesi terminerà il 2020, l’anno della pandemia. Se la crisi post Covid richiedeva più politica
e più democrazia, settembre ci ha sfornato il referendum che la indebolisce e in autunno l’Italia si trova a dover affrontare due crisi: l’una sanitaria e l’altra economica, in cui siamo ormai completamente immersi. La terza crisi riguarda appunto la nostra democrazia, la rappresentanza parlamentare, mentre resta in piedi il potere esecutivo presieduto dall’avvocato del popolo, che riesce a stare ancora tranquillo davanti alle telecamere. Le Regioni, dal canto loro, cercano di alzare la voce, nel cinquantennale della loro nascita, perché vorrebbero ancora rappresentare l’equilibrio tra i territori e lo Stato centrale. Ecco che le istituzioni democratiche devono riprendersi il loro prestigio, la loro autorevolezza. La Camere sono svuotate e il Governo è senza Parlamento e va avanti con i DPCM, mentre il popolo chiede più politica e più vicinanza tra Stato e società. Non basta cambiare la “casta” per risolvere ogni problema; infatti la democrazia è in crisi da distanza. La pandemia ha esaltato i mali storici della politica italiana, mentre si vive in una profonda solitudine grazie anche all’annullamento di ogni contatto fisico e di ogni spazio pubblico. Se il Parlamento è fermo, ridotto a mero esecutore della volontà del Governo, quest’ultimo si adopra come meglio crede con decreti, organizzando gli “Stati generali” e chiedendo la fiducia quasi ogni momento.
Conte e altri due meridionali stanno gestendo la pandemia, invitando a non andare in giro
abbracciandosi e baciandosi, pubblicando DPCM uno dietro l’altro e l’uno che modifica o integra il
precedente. Il Governo tende a regolare la vita con varie ordinanze, mettendo a nudo la cultura
politica di chi ci governa. Le spese le decide il ministro dell’economia, le distanze e i ricoveri il
ministro della salute ( e finché c’è Speranza….ma chi di speranza vive……), all’altro ministro
meridionale spetta il compito di mettere d’accordo la volontà di Conte con quella dei vari
governatori. Nel frattempo l’incubo incombe! Il Governo ci ha illuso di riuscire ad affrontare il
contagio come un’emergenza ordinaria, ma il timore si sta trasformando in tensione sociale, come
aveva già paventato il ministro tecnico Lamorgese, altra meridionale. Ecco che Napoli, Milano,
Torino, Lecce sono insorte e se la prendono con la polizia. Ora va detta la verità. Perché guariremo?
Anche questa risposta è caduta nel vuoto, perché il bel libro del ministro Speranza è stato ritirato dal
mercato per “motivi politici” (?). Fortunatamente ne abbiamo recuperato una copia appena apparso
in libreria. I nostri governanti non passeranno certo alla storia, il Covid19 sì. Il fatidico 21 febbraio
2020 è ormai alle spalle, ma cosa ha fatto il Governo? La “ricaduta” è iniziata il 10 ottobre a
Milano, ma sappiamo che la ricaduta è peggiore della febbre. Siamo già a novembre e il Governo
non ha fatto nulla per arginare il virus, per prevenire la seconda ondata e il rapporto Stato-Regioni è
in crisi. Una gestione meno improvvisata della seconda crisi pandemica poteva essere meglio
affrontata, invece il Governo ha sottovalutato le proiezioni sulla contagiosità del virus che indicano
l’Italia come un paese a rischio ed eccoci con le zone a colori e le lunghe file, dopo quelle per i
supermercati della scorsa primavera, a quelle negli ospedali e ai drive in per i tamponi. Nel frattempo attraversiamo l’autunno nell’inquietudine e molti pessimisticamente dicono “ci
chiuderanno di nuovo”, perché il dramma sarà lungo e se i cittadini avranno le loro responsabilità
nella gestione di questa crisi pandemica, qualche governante deve fare l’esame di coscienza, perché
necessita subito ripristinare una responsabilità civile, pubblica, della nostra classe dirigente che sale
le scale dei palazzi romani, mentre la scala del contagio si è già impennata stabilmente e potrebbe
essere solo arginata. Tra la gente regna una sensazione costante, pervasiva ed estranea ad ogni
misura di contenimento che ha afflitto tutti dall’inizio della pandemia: l’incertezza. Adesso giù le
mascherine e forza a lottare contro il virus con tutte le forze che i cittadini metteranno in campo,
insieme ai medici, lasciando agli scienziati la ricerca del vaccino in una corsa contro il tempo per
un’emergenza ormai infinita che chiude bar, ristoranti, palestre, teatri, centri commerciali e
​quant’altro con un DPCM dietro l’altro. Per contro, la politica faccia la sua parte perché dire “che
chi si lamenta non ha capito la gravità della situazione” (Ministro Franceschini), vuol dire che la
politica ha fallito. Infatti, Conte è oggi un politico incerto che deve affrontare l’ira dei disperati veri;
fin qui ha solo illuso i cittadini. Il Governo gettasse giù la maschera e avesse il coraggio di dire che
dovremo ancora convivere a lungo con il virus e come dovremo farlo, non “perché guariremo”. Dal
punto di vista economico poi, la crescita del contagio rende superate le previsioni di bilancio; il Pil
diminuirà ancora e le spese cresceranno come il deficit e il debito pubblico; mentre il Governo
mette mano al suo portafogli (o a quello degli italiani?) con l’ultimo decreto ristori. Inizia la partita
tra salute ed economia, mentre in molte piazze la gente grida la sua disperazione, il suo disagio
perché si sente presa in giro, nota la mancanza di autorevolezza del Governo e del Commissario
straordinario nei ritardi, mentre i presidenti delle regioni cercano di tutelare il loro territorio. Il
nostro presidente Bardi ha detto che “la fase di recrudescenza del Covid-19 implica la più stretta
collaborazione tra tutti gli attori del territorio per mettere in campo le azioni e le misure
maggiormente efficaci a contenere la diffusione del virus” e superare questo momento non certo
facile per la Basilicata e per il Paese, illustrando nella lunga relazione tenuta in Consiglio regionale
il 30 ottobre, quanto è stato fatto e cosa si intende fare per contrastare la seconda ondata della
pandemia.
                                                                                                                Pierluigi Diso

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