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Influenza aviaria, confermato il salto di specie da volatili a cani e gatti

Confermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il salto di specie del virus H5N1 meglio noto come “influenza aviaria” dai volatili a cani e gatti . Già a fine giugno scorso dalla Polonia era stata segnalata la presenza di infezioni da virus ad alta patogenicità (HPAI) in diversi felini. In Italia si segnala al momento un solo caso accertato nel nord Italia ed in particolare in un allevamento del bresciano dove il virus è stato riscontrato in cinque cani ed in un gatto. Nonostante non ci sia alcun allarme sociale, il ‘salto di specie’ ha indotto il Ministero della Salute a trasmettere un alert alle regioni ed alle aziende sanitarie affinché si monitorino gli allevamenti. Esattamente come accaduto in un recente passato per la Monkey Box- Vaiolo delle Scimmie, per il Ministero della Sanità tali varianti meritano opportuni controlli ed approfondimenti.
La Asp Basilicata ha per tanto organizzato un webinar che si è svolto con tutti i direttori dei dipartimenti di Prevenzione della Sanità e Benessere Animale e di Igiene e Sanità Pubblica in cui ha relazionato il Professor Nicola De Caro, ordinario di Malattie infettive degli animali presso il Dipartimento di Medicina veterinaria dell’università di Bari e Presidente dell’Associazione italiana infettivisti A.n.i.v.
Sebbene la forma mutata del virus H5N1 sia al momento molto contenuta, gli allevamenti in cui venga riscontrato il virus potrebbero fungere da ‘serbatoio’ ed ‘incubatori’ dell’agente patogeno, così come avvenuto in passato per Covid o altre malattie zoonotiche. Su questo aspetto, non è detto che il salto di specie interessi necessariamente e certamente l’uomo, disposte barriere alla diffusione del virus tra specie e specie. Per cui, si è ritenuto opportuno provvedere nell’immediato futuro alla predisposizione di corsi formativi e di aggiornamento poiché la prevenzione rappresenta ruolo cardine per la salute pubblica come ‘One Helth’. Il virus, che è altamente ‘specie-specifico’ e nel pollame domestico provoca due forme principali di malattia, distinte dal grado estremamente alto o basso di virulenza. La forma ‘a bassa patogenicità’ si manifesta con sintomi lievi come piume arruffate e calo della produzione delle uova, mentre quella ‘ad alta patogenicità’ è più aggressiva e si diffonde rapidamente negli allevamenti o negli stormi di uccelli colpendo più organi interni e facendo registrare una mortalità che può essere del 100% in 48 ore. Nella diffusione del virus su specie feline e canine, i sintomi si presentano con difficoltà respiratorie acute.

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