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“Investire in modo serio sulla sicurezza”. La vicinanza della Fim Cisl alla famiglia dell’operaio morto sul lavoro

«Non si può continuare a morire di lavoro. È assurdo». Cosi Roberto Benaglia e Valerio D’Alò dopo la tragedia sul lavoro consumatasi ieri pomeriggio a Taranto. Un incidente mortale, alla vigilia della Festa del Lavoro, nel porto di Taranto, che ha spezzato la vita di un giovane dipendente della impresa Peyrani Sud, Natalino Albano.

«Come sindacato – aggiungono Benaglia e D’Alò – sentiamo il dovere di reagire, indignarci, sollecitare risposte. Dobbiamo volere condizioni di lavoro più rispettose dei bisogni e della dignità di tutti. Di fronte a questa tragedia, in questo momento triste per il mondo del lavoro, ci stringiamo accanto al dolore dei congiunti del povero Natalino. Dal punto di vista della civiltà del lavoro va fatto ancora molto. Non basta cogliere le richieste dei delegati alla sicurezza, bisogna cambiare l’orientamento politico generale sul lavoro spesso penalizzato».

Una tragedia che scuote il mondo del lavoro tutto.

Per La Fim Cisl il lavoro rimane il principio fondamentale su cui si fonda la nostra Repubblica.

«La sicurezza e la tutela della salute nei luoghi di lavoro sono la condizione essenziale in una società civile e sviluppata. Di fronte all’aumento degli incidenti mortali sul lavoro che quotidianamente portano tragedie e lutti nelle famiglie italiane non si può parlare di fatalità. Come da tempo ribadiamo, occorre investire in modo serio sulla sicurezza. È assolutamente importante accertare come mai non siano state garantite tutte le procedure di sicurezza che in questo ambito lavorativo va assolutamente previsto».

Un triste evento che giunge dopo la giornata mondiale sulla sicurezza, celebrata ieri, nonché alla vigilia del primo maggio.

«I nostri obiettivi per un lavoro sicuro, con questi tragici eventi continuino ad essere contraddetti da una realtà di lavoro non curato e tutto ciò – concludono Benaglia e D’Alò – come sindacato ci rattrista ancor più lasciandoci sbigottiti».

 Ufficio Stampa Fim Cisl

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