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La replica dell’ARPAL Puglia alle dichiarazioni del sindaco tarantino Melucci sulla sede del Centro per l’Impiego di Taranto 

In riferimento alle dichiarazioni del Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, riportate dalla stampa, sulla questione dell’immobile da destinare temporaneamente a sede del Centro per l’Impiego di Taranto, il Presidente del Consiglio di Amministrazione di ARPAL Puglia, dott. Beniamino Di Cagno, replica alle accuse mosse all’Agenzia e al suo management.
“In qualità di legale rappresentante di ARPAL Puglia, ma anche a nome di un management ingiustamente tacciato di inerzia, sono opportune delle precisazioni. In primis, non è il Comune a ‘consentire sopralluoghi’ -come dichiara il Sindaco – ma è la legge ad imporre al Comune di fornire i locali necessari ed idonei al funzionamento del Centro per l’Impiego (art. 3 della Legge 28 febbraio 1987, n. 56), i quali devono essere dotati di specifiche caratteristiche, con particolare riguardo alla raggiungibilità della sede con mezzi di trasporto pubblici, all’accessibilità delle strutture, alla disponibilità di locali per l’accoglienza e di spazi che tengano conto della necessità di riservatezza. Per quanto riguarda gli immobili proposti come soluzione definitiva, ed in particolare quello sito nel quartiere Tamburi, il Comune di Taranto ha offerto una porzione di edificio che – stando a quanto riportato dalla cronaca locale – sarebbe stato oggetto di episodi di vandalismo, sciacallaggio e occupazione abusiva, al punto da versare in uno stato di degrado tale da non ritenere economicamente accettabile ogni forma di investimento sullo stesso, anche in ragione della posizione estremamente periferica all’interno del contesto urbano – poco congruente con l’erogazione di servizi di massima prossimità come quelli erogati dal CpI. A questo si aggiunge la mancanza di garanzie da parte dell’Amministrazione Comunale circa l’attivazione di piani di riqualificazione, sviluppo e controllo delle porzioni restanti del fabbricato (incluse le aree esterne) e dell’intero contesto urbano.

In merito alla proposta della sede in via Veneto (sede dei Servizi Sociali), questa sarebbe inaccessibile per i disabili e difficilmente adeguabile alla normativa che disciplina l’abbattimento delle barriere architettoniche, o del locale seminterrato in via Viola, inidoneo a soddisfare i requisiti di sicurezza di cui all’art. 65 d.lgs. 81/08.

Si tratta peraltro di immobili che, essendo stati proposti per ospitare una sede definitiva del Centro per l’Impiego, non garantirebbero comunque la fruibilità immediata degli stessi. L’unica proposta di sede temporanea effettivamente idonea dal punto di vista funzionale e strutturale, ancorché non risolutiva ai fini della allocazione di tutto il personale dipendente del CpI, è stata quella dell’immobile sito in via Ancona, promesso formalmente a marzo 2023 dinanzi alle autorità provinciali e regionali, la cui disponibilità è stata poi inspiegabilmente ritirata a dicembre 2023, con la proposta alternativa di un altro immobile, sito in via Orazio Flacco. Quest’ultimo è evidentemente inidoneo alla destinazione per la evidente carenza di spazi sia per il personale dipendente (avrebbe potuto ospitare non più di sette/otto dipendenti, a fronte dei circa novanta previsti dal Piano di Potenziamento), sia per la inesistenza di locali per l’accoglienza degli utenti.

Tutto ciò ha cagionato all’Agenzia un dispendio sia in termini di risorse economiche, per i costi dei sopralluoghi e delle attività di collaudo, sia di tempo prezioso che poteva e doveva essere impiegato per la proficua ricerca di soluzioni temporanee alternative. ARPAL Puglia resta in attesa di un riscontro ad una nota trasmessa circa un mese fa, con cui l’Ufficio Patrimonio e Attività Negoziali rappresentava al Comune che, nell’ipotesi di accertata e dichiarata indisponibilità/impossibilità al reperimento di un immobile adeguato, la stessa Agenzia potrà procedere all’acquisto dell’immobile. Infine si manifesta la massima disponibilità a partecipare all’incontro calendarizzato per l’8 febbraio, rispetto al quale tuttavia si resta ancora in attesa di ricevere formale convocazione.”

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