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Polittico della Chiesa Madre di Stigliano: Lettera di Don Giuseppe Daraio al Presidente della Repubblica

Il Polittico rinascimentale della chiesa madre di Stigliano, l’opera più monumentale e ricca di decorazioni della Basilicata, 5,45 metri di larghezza per sei metri di altezza, ha bisogno di un urgente intervento di disinfestazione, di consolidamento e di restauro che lo restituisca alla sua meravigliosa bellezza. Questo è, in sintesi, il contenuto della lettera che, congiuntamente, il parroco don Giuseppe Daraio e il sindaco di Stigliano, Francesco Micucci, hanno inviato il 30 novembre 2017 al Presidente della Repubblica e, per conoscenza, al vescovo della Diocesi di Tricarico, monsignor Giovanni Intini, al ministro per i Beni e le Attività culturali, onorevole Dario Franceschini, al presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella e ad altre Istituzioni civili ed ecclesiastiche, per chiedere ascolto e aiuto. La comunità di Stigliano è impegnatissima nel recupero e nella valorizzazione del suo ricco patrimonio, si contano circa 25 opere d’arte e manufatti recuperati e/o ricollocati, dal 2012, con l’impegno locale di sponsor e di offerte ma la spesa per il recupero e la conservazione del Polittico, stimata fra i 100.000 e i 130.000 euro, non rientra nelle sue possibilità e deve coinvolgere necessariamente le Istituzioni. Del resto, il grande valore dell’opera, nel patrimonio artistico della nostra Regione, è indiscusso, benché non ancora pienamente apprezzato e valorizzato. Riportiamo, di seguito, il testo della lettera, un appello perché anche quest’opera, al pari di tutti gli altri Polittici della Regione, restaurati fra il 1980 ed il 1990, sia preservato dalla distruzione degli insetti xilofagi, che lo trasformano in segatura e trovi la sua giusta collocazione nel panorama storico-culturale della Basilicata.

“Io sottoscritto don Giuseppe Daraio, parroco e rappresentante legale della suddetta parrocchia, desidero informare il nostro Presidente del grave stato in cui versa, da molti anni, il Polittico rinascimentale custodito nella chiesa madre di Stigliano (MT). La Pala d’Altare è, nel suo genere, l’opera più monumentale e ricca di decorazioni della Basilicata (misura, infatti, m. 5,45 di larghezza x m. 6,00 di altezza). L’intelaiatura lignea, ripartita in due ordini sormontati dalla cimasa, è suddivisa in cinque registri verticali e 14 scomparti che ospitano altrettanti dipinti. L’opera da tempo è bisognosa di cure. Aggredita dagli insetti xilofagi, la struttura lignea deperisce a vista d’occhio. Allo stato attuale si presenta molto compromessa e necessita di un urgente restauro che restituisca l’opera alla sua meravigliosa bellezza. Gli addetti al settore, da noi contattati, hanno stimato una spesa che oscilla fra i 100.000 e i 130.000 euro. Una cifra che la nostra piccola comunità, già duramente colpita da una grave crisi demografica e minata da numerose frane, le cui ferite sono sotto i nostri occhi, non può assolutamente permettersi. La nostra comunità ha una storia molto antica. Dall’età del ferro, agli Enotri (X-VIII secolo avanti Cristo), dai greci ai lucani, dai romani al periodo medioevale e rinascimentale ha lasciato importanti e notevoli tracce. Con l’affermazione politica della famiglia dei Della Marra nel XV secolo e, poi, dei Carafa, nel secolo successivo, il territorio di Stigliano viene elevato a Principato: un feudo immenso che, dalle aree interne della Basilicata, si estendeva fino alle pianure del Metapontino. Ad Antonio Carafa, divenuto principe nel 1522, si deve la committenza di quest’opera monumentale, realizzata nel 1521 (come si evince dal cartiglio posto al centro del Polittico). L’opera, originariamente collocata nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, annessa al convento dei francescani osservanti, fu trasferita a metà dell’Ottocento nella chiesa madre di Santa Maria Assunta. La maggior parte degli studiosi che si sono occupati di quest’opera hanno attribuito i dipinti della Cimasa a Simone da Firenze. Un artista rinascimentale molto attivo nella Basilicata del Cinquecento (a lui sono attribuiti anche i polittici di Salandra, di San Chirico Raparo, di Senise, e un paio di polittici oggi smembrati). L’imponente intelaiatura lignea, costituita da parti decorate a grottesche, a basso rilievo, ad alto rilievo e a tutto tondo, è un vero capolavoro dell’arte rinascimentale. Il suo autore, al momento sconosciuto, è stato indicato dalla critica come “Maestro del Polittico di Stigliano”. Si tratta di uno straordinario intagliatore e scultore del quale non conosciamo né le origini né le vicende biografiche ma che è riconoscibile in tanti tratti stilistici che accomunano le sue opere: solo a Stigliano conserviamo di lui anche il complesso statuario detto di “Sant’Anna Metterza”, che unisce, secondo un motivo nordico, unico esempio in Basilicata, in linea verticale, le figure di Sant’Anna, della Madonna e del bambino Gesù e, come è emerso dal recente restauro, la statua di Santa Maria La Beata. La Sant’Anna Metterza è una delle opere d’arte più rappresentative del ’500 lucano e, dopo essere stata esposta in diverse città d’Italia, partecipa attualmente alla mostra “Maternità divina”, insieme a molti capolavori della nostra Regione, organizzata dalla nostra Soprintendenza nel complesso di Santa Croce a Firenze dove rimarrà fino al 28 febbraio. Benché tutti i Polittici della nostra Regione siano stati restaurati fra il 1980 e il 1990, il nostro Polittico è l’unico che ancora sta aspettando un intervento conservativo che lo preservi dalla distruzione degli insetti xilofagi. L’ultimo restauro risale al 1968 ad opera della Soprintendenza di Bari, ben cinquant’anni fa! E fra tre anni circa, nel 2021, ricorrerà il quinto centenario della sua creazione: un anniversario importante che va preparato con impegno e cura. Sia la Soprintendenza che il Cnr, trovandosi in visita alla nostra Chiesa, in più occasioni ci hanno fatto presente la gravità della situazione e l’esigenza di un intervento urgente. Per garantire la sopravvivenza dell’opera è necessario un impegno anche delle istituzioni centrali e periferiche. Occorre impedire il progressivo declino del manufatto artistico. La nostra comunità ma, crediamo, l’intera Regione, non può permettersi di lasciar decadere un’opera la cui bellezza è imponente, non ancora pienamente apprezzata e valorizzata e che rappresenta uno dei tanti straordinari tesori artistici del nostro Paese. La nostra comunità, da diversi anni, è impegnata nel recupero e nella valorizzazione dei suoi beni: solo dal 2012 abbiamo restaurato sei sculture lignee e altre quattro opere che versano in gravissime condizioni sono pronte per raggiungere il laboratorio di restauro. Molte altre opere d’arte sono uscite dai depositi per essere ripulite e ricollocate con piccoli interventi nelle nostre chiese; nei prossimi mesi il numero dei manufatti recuperati sarà di venticinque, in così pochi anni e facendo leva soltanto su risorse locali, sponsor e offerte dei nostri fedeli. Nell’opera di sensibilizzazione e di valorizzazione, il gruppo locale del Fai ha svolto un ruolo molto importante con numerose iniziative che hanno coinvolto anche le giovani generazioni. Per il Polittico, abbiamo bisogno di aiuto, il recupero di questa opera monumentale non rientra purtroppo nelle nostre possibilità! Siamo certi che la nostra comunità può contare sulla sua attenzione e sulla sua sensibilità, nonché sull’ascolto delle nostre Istituzioni. Sottoscrive con me anche il Sindaco di Stigliano, dottor Francesco Micucci, che ha condiviso con me questa iniziativa”.

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