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Pollino, il presidente dell’Ente, Fiore, a Maratea per parlare di domini collettivi

Il vicepresidente del Parco nazionale del Pollino Franco Fiore ha partecipato al convegno Domini collettivi tenutosi a Maratea. Il provvedimento con cui si riconoscono, gli enti gestori delle terre di godimento collettivo, come imprenditori locali che agiscono per la “tutela e la valorizzazione dell’insieme delle risorse naturali presenti nel demanio civico. In definitiva si valorizzano i beni collettivi di godimento in quanto elementi fondamentali per lo sviluppo delle collettività locali e strumenti per la tutela del patrimonio ambientale nazionale”. Sono questi di fatto gli obiettivi che si vogliono raggiungere nelle aree protette, ha affermato Fiore, tutela ambientale e valorizzazione di risorse presenti per finalità di sviluppo, nel garantire alle popolazioni locali la possibilità di praticare attività agrosilvopastorali. Quindi diventano prioritarie tutte le politiche che mirano alla tutela della biodiversità dei prodotti agricoli presenti ed allo sviluppo dell’agricoltura ed in particolare di quella biologica,ad incrementare la zootecnia con l’uso dei pascoli ,ad utilizzare nel modo giusto la risorsa legno. Fiore ha poi spiegato gli usi civici nel Parco del Pollino e cioè il pascolo, la raccolta della legna secca nei demani comunali. E’ inoltre disciplinata la raccolta di erbe e frutti spontanei per l’alimentazione umana che può esercitarsi gratuitamente. Prevista anche la “concessione ad utenza a semina, la raccolta della ghianda e il pascolo di questa potrà essere sottoposta al pagamento di una tassa speciale”.
Per il pascolo è prevista la corresponsione di una fida pascolo per ogni capo di bestiame. L’esercizio dell’’uso civico del “legnatico” è di esclusiva dei “comunisti” (ovvero solo dei cittadini residenti) ed entro i limiti del fabbisogno familiare e non è esercitabile mediante terzi. Per il comune di Rotonda è di interesse rilevante la “terragena”, ovvero le concessioni ad utenza a semina . L’esercizio dello “jus lignandi” rappresenta, a mio avviso, un presidio del territorio, un elemento di tutela di un bene collettivo (appunto il demanio comunale). Ovvero il cittadino che esercita tale diritto ha tutto l’interesse alla conservazione del bene collettivo. Si pensi anche alla funzione di prevenzione degli incendi boschivi. Ovvio che l’esercizio dell’uso civico del legnatico si scontra in alcuni limitati casi con le esigenze di conservazione. Sarebbe utile porre un divieto tramite una ordinanza ? Oppure occorrerebbe predisporre modifiche ai vecchi regolamenti?
“Nel caso del Parco del Pollino l’area di riserva integrale (nel Piano in fase di approvazione da parte delle regioni) interessa circa 11.000 ettari mentre per i nove siti dei “boschi vetusti” censiti in un progetto appena concluso, trattasi di un centinaio di ettari. Ritengo che l’esercizio dell’uso civico del legnatico nonostante possa apparire antistorico, abbia una sua valenza “identitaria” ed anche economica nelle aree interne rurali dei nostri territori. Certo occorre trovare una soluzione nel caso delle sole riserve integrali e nei siti dei boschi vetusti. Per quanto riguarda l’esercizio del pascolo occorre precisare che è cambiato totalmente il quadro socio-economico che riguarda il settore. Fino agli anni 60 del secolo scorso i capi di bestiame al pascolo sulle terre alte era dell’ordine delle decine di migliaia…oggi è dell’ordine di qualche migliaio. Ciò nonostante si verificano dei sovraccarichi di pascolo in alcune aree (bestiame bovino e cavalli) che andrebbe meglio regolamentato.
Domini collettivi, usi civici che individuano aree deputate ad attività agro silvo-pastorali rappresentano opportunità di sviluppo. Si integrano con le attività agricole basate prevalentemente sulle produzioni biologiche e sulle biodiversità. Si consideri ancora la possibilità di sviluppo della zootecnia grazie ad un utilizzo razionale dei pascoli ed alle produzione di derivazione animali quali formaggi e salumi di qualità. Il taglio regolamentato dei boschi, sulla base di quanto previsto nei piani decennali di assestamento forestale, approvati dai comuni con i pareri di regioni e parco, permettono prelievi corretti di alberi che possono entrare nelle filiere del legno. Ma la presenza dell’uomo in questi territori ha, in definitiva, tutelato e salvaguardato il patrimonio boschivo se si considera che troviamo nel Pollino Italus, il pino loricato di 1230 anni, il più vecchio di Europa,situato fra i comuni di Cerchiara e Terranova;e i faggi più vecchi d’Europa,nel monte Pollinello,di 630 anni. Tutto ciò grazie ad un metodo di studio che combina dendrocronologia con datazione al radiocarboni.

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