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Pierluigi Diso sulle Zone Economiche Speciali in Basilicata

Forse il tavolo di lavoro organizzato dal Comitato Promotore ZES LUCANA 2017 presso la casa degli imprenditori, cioè la Camera di Commercio di Matera, il 30 ottobre scorso ha anticipato il Rapporto Svimez presentato oggi alla Camera dei Deputati.  Già da quell’incontro è emerso che le emergenze sociali sono difficili da superare e il tasso di occupazione nel Mezzogiorno è ancora il più basso d’Europa, nonostante gli incentivi della misura “Occupazione Sud”. Nel 2016 il Pil è aumentato nel Mezzogiorno facendo crescere i bilanci delle PMI meridionali, che sono stato oggetto di discussione e peccato che proprio i rappresentanti dell’API e le PMI erano assenti all’incontro. In quella sede è stato evidenziato l’aumento delle PMI e la ripartenza del settore industriale del Mezzogiorno nel biennio 2015-2016, che fa supporre che sia rimasto attivo e competitivo quel nucleo di piccole imprese. Dall’incontro è emersa la necessità di accompagnare questa positiva inversione di tendenza con politiche di sviluppo economico per il Mezzogiorno. Serve una politica industriale e un piano strategico territoriale che acceleri la performance dell’industria meridionale e superi i gravi ritardi strutturali rispetto al resto del Paese. Occorre rafforzare l’apparato produttivo esistente e superare le sue criticità, soprattutto la frammentazione del sistema produttivo meridionale, che è anche la principale causa degli altri gap strutturali che determinano il ritardo di sviluppo del Sud. Eppure i Contratti di sviluppo, le Zone Franche Urbane e le agevolazioni a favore degli investimenti innovativi contribuiscono ad accelerare la spesa. Occorre forse far conoscere meglio ai cittadini la valenza dei Contratti di sviluppo di cui è dotato il Mezzogiorno d’Italia, insieme “investimenti innovativi” e alle Zone Franche Urbane. Né vanno sottaciute tutte quelle misure economiche che vanno dal rafforzamento del credito d’imposta per gli investimenti agli esoneri contributivi per le nuove assunzioni, dal sostegno all’imprenditorialità giovanile sino all’istituzione delle Zone Economiche Speciali. Queste ultime sono la vera leva di una politica industriale da riconsiderare, per lo sviluppo manifatturiero e logistico del Mezzogiorno. Le Zes possono attrarre investimenti diretti, anche di imprenditori stranieri, aumentando la competitività delle imprese che in esse vanno ad insediarsi o di quelle già esistenti, con l’incremento delle esportazioni, la creazione di nuovi posti di lavoro e il rafforzamento del tessuto produttivo. Per le imprese manifatturiere, logistico-distributive e di servizi che si insediano nelle ZES, la legge prevede benefici fiscali, procedure facilitate e semplificazioni amministrative per un’azione di effettiva sburocratizzazione, che in tempi di accelerazione dei cambiamenti, rappresenta un potente strumento di vantaggio. Su questo terreno il Mezzogiorno ha molto da recuperare, specie riducendo i tempi di avvio di un’impresa che al Sud sono il doppio di quelli del Nord. Ciascuna regione meridionale dovrà sbrigarsi e deliberare un provvedimento che istituisca un’area destinata a Zes, come hanno già fatto la Campania e la Calabria. Con provvedimenti di Giunta e di Consiglio le regioni meridionali devono presentare al Governo centrale la loro domanda per la costituzione di un’area a ZES, attraverso l’elaborazione di un piano di sviluppo strategico. Questo Comitato all’incontro in Camera di Commercio del 30 ottobre scorso ha indicato quali dovrebbero essere gli obiettivi strategici di politica industriale e territoriale, le misure complementari di competenza delle istituzioni territoriali, le strategie di comunicazione verso la comunità degli investitori istituzionali e industriali, le modalità di accesso alle infrastrutture che poi saranno il fattore attrattivo principale degli investimenti, anche stranieri nell’area dedicata a Zes. Peccato, come hanno evidenziato i sindacalisti presenti il 30 ottobre, che proprio la Regione era assente e quindi l’unico dato a sua firma resta la delibera del 4 agosto scorso. Eppure l’istituzione delle ZES nel Mezzogiorno costituisce un veicolo di grande importanza per consentire la ripresa strutturale dell’economia e dei comparti manifatturieri. Speriamo che al momento i CIS ci diano una mano perché servono celeri interventi infrastrutturali perchè l’introduzione delle ZES porti ai risultati auspicati per la rigenerazione e riqualificazione delle aree portuali e retro-portuali (al momento resta la sola area retro-portuale resta la Val Basento, nonostante la delibera di Giunta indichi ancora l’area di Galdo di Lauria) destinati alla realizzazione delle infrastrutture che consentono al produttore di giungere subito sul suo mercato di riferimento, velocemente e non solo con il 5G.

Pierluigi Diso – Coordinatore Comitato promotore ZES LUCANA 2017

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