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Il coordinamento donne della Cisl lancia l’allarme sulla parità di genere in Basilicata

«Il premio Nobel per l’economia 2023 all’economista Claudia Goldin per i suoi studi di genere manda un messaggio forte anche alla Basilicata. La struttura e il destino di una regione può essere trasformato completamente grazie alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, che rende le società più ricche, più eque, più moderne e competitive, arginando fenomeni di povertà individuale e dei nuclei familiari». È quanto sostiene il coordinamento donne della Cisl Basilicata per rilanciare la campagna di comunicazione e sensibilizzazione sulle tematiche di genere denominata #iolottotuttolanno. «La differenza tra uomini e donne – prosegue – genera valore e a sua volta il valore della diversità, se compreso e attuato, produce un miglioramento dei processi e dei risultati in ogni organizzazione. Invece, in Basilicata il tasso di occupazione femminile è pari al 39 per cento e meno di una donna su due in età da lavoro partecipa al mercato del lavoro e ha un suo reddito, determinando così una differenza tra il tasso di occupazione femminile e maschile del 25 per cento contro una media italiana del 17,7 per cento».

 

«Nella nostra regione – prosegue il coordinamento donne della Cisl lucana – viviamo una società che viene definita dal rapporto WeWorld come letteralmente escludente nei riguardi delle donne, rendendole quasi invisibili soprattutto in alcuni contesti come quelli politici, istituzionali, direzionali e collocando la Basilicata come ultima regione italiana per capacità di includere le donne nella società: era ultima nel 2018 e resta ultima nel 2023, mostrando quindi una vera e propria impermeabilità, oltre che ad una normativa molto stringente in materia di parità, anche ad un cambiamento culturale per cui la società dovrebbe aprirsi all’inclusione delle diverse istanze e non cristallizzarsi su modelli arcaici per cui il lavoro e il potere sono cose da uomini».

 

Il coordinamento donne della Cisl ricorda che «l’Agenda per lo sviluppo sostenibile dell’Onu prevede che entro il 2030 si realizzi l’attuazione delle parità di genere con il 50 per cento delle donne in tutti i luoghi decisionali, il pagamento dei congedi parentali, il consolidamento della rete di assistenza per infanzia e anziani, l’aumento dell’occupazione femminile nella consapevolezza che le disparità di genere costituiscono uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla lotta contro la povertà. Infatti, la disparità tra uomini e donne è un costo in termini di Pil, di equità, di opportunità e di natalità. Non è un caso che la Basilicata abbia un indice di fecondità bassissimo, pari ad un figlio per donna (1,09), penultima dopo la Sardegna (0,95), contro una media italiana di 1,3, e che le donne lucane diventano madri in età più adulta rispetto alla media italiana (32,4 anni), con il caso di Potenza, capoluogo di regione, che è la città italiana in cui le donne hanno figli all’età di 33,4 anni. Senza un futuro che non include le donne in ogni dimensione, soprattutto quella apicale, la Basilicata ha un orizzonte davvero molto ristretto e grigio».

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