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Una mostra al Macro di Roma per celebrare Renzo Arbore

La Televisione, la radio, la musica e, soprattutto, le ‘puttanate’. Sono queste le 4 passioni che segnano la vita di Renzo Arbore, lo ‘scapocchione’ come lo chiamava suo padre, sottolineando la sciagurata tendenza del figlio a comportarsi da scapestrato. La vita di Arbore è stata raccontata ed illustrata in una sorta di autobiografia ultrapop per immagini e oggetti allestita al Macro, a Roma, da Giovanni Licheri e Alida Cappellini.
Assieme ai volti, ai ricordi, agli spezzoni della carriera pubblica (c’è anche uno studio radiofonico che riproduce i suoni e il clima di ‘Alto gradimento’) c’è un’ala del Macro dedicata interamente alle collezioni di Arbore: le sue camicie, le cravatte, i tantissimi cappelli originali (uno riproduce il Cupolone, un altro ha la forma di un fenicottero rosa), i gilè (compresi quelli disegnati dal maestro futurista Depero). E poi c’è la preziosa collezione di borsette di plastica di ogni epoca, le radio (da quelle a galena in poi), le ‘cianfrusaglias’ (le chiama così) più disparate, i barattoli di ogni tipo di cibo (dall’alligatore cajun, alle orecchie di maiale, alle stringhe di bufalo) tutte rigorosamente scadute, come si conviene ad un vero collezionista
Un uomo di classe assoluta, e che ha sfruttato questa dote per i suoi programmi radiofonici, a partire da ‘Alto Gradimento’ con Gianni Boncompagni, per poi arrivare all’Orchestra Italiana, sino alla tv con ‘Quelli della Notte’, ‘Indietro tutta’, ‘Processo a Sanremo’, ‘Cari amici vicini e lontani’, simbolo di una tv genuina che teneva incollati allo schermo milioni di telespettatori. All’ingresso del Macro una frase di Mariangela Melato, compianta attrice: “Renzo è un signore meridionale dotato di gran classe”, che fa il paio con quanto affermato da Alfredo Cerruti: “Renzo è uno degli ultimi registi in grado di valorizzare indifferentemente porci e cani”.
La direttrice del Macro, Federica Pirani, ha definito Renzo Arbore come l’Andy Warhol italiano, testimone della cultura contemporanea, e l’artista foggiano ha risposto prontamente: “Sono autore dei versi che dicono: ‘Lo diceva Neruda che di giorno si suda, rispondeva Picasso io di giorno mi scasso’”.

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