AttualitàBasilicataBasilicataComunicatiPolitica

Comitato Impresa Donna del CNA Basilicata presente al ventennale dell’associazione

Le donne in Italia sono le grandi assenti nel mercato del lavoro, una su due non lavora e non cerca lavoro. Quelle attive, infatti, sono solo il 46,3% a fronte di una media europea del 58%. Non solo: il 27% di esse abbandona il posto dopo la nascita del primo figlio. Non a caso il Rapporto del World Economic Forum, che valuta i paesi in base a come distribuiscono risorse e opportunità tra uomini e donne, pone l’Italia al 74° posto. Questo rappresenta un handicap per la nostra economia e per ogni credibile strategia di crescita.

Lo ha detto Paola Sansoni, Presidente di Cna Impresa Donna nel corso del Convegno “L’altra metà dell’economia: imprenditrici che crescono”, svoltosi ieri a Roma in occasione del ventennale dell’associazione, alla quale ha partecipato anche una delegazione di donne imprenditrici del Comitato Impresa Donna di Basilicata guidata dalla Presidente Agata Mele.

“Secondo alcune stime attendibili illustrate nel corso del Convegno Nazionale  se si portasse l’occupazione dal 46% al 70% si avrebbe un aumento del Pil di circa il 20%” – ha spiegato Agata Mele Presidente del CID di Basilicata – inoltre, in base ad uno studio della Bocconi, l’ingresso nel mercato del lavoro di sole centomila donne oggi inattive farebbe crescere il nostro Pil di 0,28 punti l’anno, consentendo di finanziare un incremento del 30% della spesa pubblica per le famiglie”.

Ma non basta. L’occupazione femminile crea altro lavoro: per ogni 100 donne che entrano nel mercato del lavoro si creano sino a 15 posti aggiuntivi nel settore dei servizi”. 

Un maggiore coinvolgimento delle donne nella sfera produttiva, dunque, rappresenterebbe quella frustata al cavallo dell’economia ora praticamente fermo.”

La presidente di Cna Impresa Donna  ha parlato di “un complesso di azioni anche non molto costose finanziariamente, che però svolgano la funzione di incentivare e sostenere nascita e radicamento delle imprese femminili”. In tal senso, l’associazione ritiene “la conciliazione tra lavoro e vita un fronte necessario su cui agire, immaginando un settore innovativo e moderno di servizi per la famiglia. di servizi per il welfare”.

Nonostante il giudizio fortemente negativo sulle azioni di sostegno alle Pmi condotte da donne, e nonostante la grave crisi degli ultimi due anni, “le imprenditrici sono cresciute e hanno creato occupazione più delle imprese maschili” – continua la Mele citando i dati: “il tasso di crescita dell’impresa femminile è positivo (+0,2% mentre quello maschile è negativo, -0,5%) mentre l’ occupazione nelle aziende in rosa, tra il 2003 e il 2008, è cresciuta del 15% rispetto al 3% delle imprese maschili”.

La presidente di Cna Impresa Donna ha sottolineato inoltre che “la via dello sviluppo passa attraverso la costruzione di una alleanza strategica e progettuale tra uomini e donne, tra imprenditori e imprenditrici, che scelga di investire sul lavoro delle donne, puntando in particolare sull’imprenditoria femminile come strumento con cui costruire il rilancio dello sviluppo su basi nuove”. Cna Impresa Donna ha poi puntato il dito anche sulle difficoltà di accesso al credito delle aziende in rosa: “le donne imprenditrici hanno maggiore difficoltà ad ottenere un credito e spesso hanno condizioni più penalizzanti, una donna imprenditrice paga il denaro di più rispetto ad un uomo”. Questo “é un dato allarmante ed inspiegabile”, conclude la Mele, soprattutto alla luce del fatto che “tendenzialmente le donne hanno una propensione al rischio più basso rispetto agli uomini e sono anche meno insolventi. CNA Impresa Donna continuerà la sua battaglia con azioni specifiche,come quella recentemente messa in campo con Artigiancassa che ha portato alla creazione di una linea specifica di prodotti rivolti all’universo imprenditoriale femminile.

“Le donne, conclude Leo Montemurro Segretario Provinciale CNA,  vogliono giustamente essere più presenti laddove si decide: per questo sono chiamate a essere protagoniste di un cambiamento davvero difficile e di natura epocale”.

“Il Censis nell’ultimo Rapporto ha parlato del limite antropologico dell’Italia. E cioè la mancanza di desiderio, questo è il problema del Paese. Ma sono le donne con il loro impegno a dimostrare ogni giorno che c’è desiderio, intelligenza, ambizione e uno sguardo rivolto al futuro. E’ tutto ciò è una grande risorsa per la nostra Nazione e per tutti noi”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *