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Poste Italiane, CGIL CISL e UIL annunciano battaglia

Cgil, Cisl e Uil sono pronte a dare battaglia sul piano di riorganizzazione di Poste Italiane in Basilicata. Un piano, hanno denunciato stamane i sindacati confederali e di categoria nel corso di una conferenza stampa, che prevede tagli al personale e accorpamenti di uffici e servizi, in particolare nel settore del recapito della corrispondenza. Nella sola provincia di Potenza scompariranno, a partire da oggi, 35 zone di recapito e 7 capisquadra. In quella di Matera Poste Italiane farà calare la scure su 15 zone di recapito e 4 capisquadra. Si va verso la chiusura del centro prioritario di smistamento della posta prioritaria e delle assicurate di Potenza. Stesso destino toccherà ai centri di smistamento dei principali comuni lucani come Avigliano, Calvello, Genzano, Lauria, Muro Lucano, Senise, Venosa e Viggiano. Poste Italiane metterà il lucchetto a 16 uffici postali e altri 21 funzioneranno a giorni alterni. Non meno drammatica è la contabilità degli esuberi di personale. Si parla in totale di 130 addetti in meno in due anni nel solo settore del recapito.

Più che un piano di riorganizzazione, denunciano Cgil, Cisl e Uil, è un vero e proprio bollettino di guerra, e a pagarne le conseguenze saranno gli utenti e i lavoratori. Non solo. A fine anno, è la preoccupazione dei sindacati, si annunciano ulteriori tagli. E allora la situazione rischia di diventare drammatica. Per i sindacati i tagli annunciati e avviati da Poste Italiane hanno del paradossale se è vero che l’utile ha toccato quota 850 milioni e dalla sola campagna sul bonus carburanti Poste Italiane ha incassato dal governo qualcosa come 5 milioni di euro. Per il segretario della Cisl Nino Falotico “c’è stato un abbassamento di attenzione da parte delle istituzioni locali, con la sola eccezione dell’Anci, sui rischi derivanti dal piano di ristrutturazione di Poste Italiane”. Per questo Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di riprendere e rilanciare la vertenza a livello locale con azioni di sensibilizzazione e di lotta in concomitanza con la mobilitazione già annunciata a livello nazionale dai sindacati di categoria che sfocerà a settembre con una manifestazione o la proclamazione dello sciopero generale. Si annuncia, insomma, un autunno caldo per Poste Italiane, con Cgil, Cisl e Uil pronte ad alzare le barricate contro la nuova ondata di tagli.

“Su questo fronte non bisogna cedere – ha detto il segretario della Cgil Donato Allegretti nel corso della conferenza stampa – perché non si possono tagliare servizi essenziali ai cittadini, in particolare quelli che vivono nei piccoli centri. La priorità è salvare il recapito della posta anche perché Poste Italiane ha rinnovato la concessione con il governo per altri quindici anni”.

“Dal ’98 ad oggi – ha detto il segretario della Uil Carmine Vaccaro – il personale di Poste Italiane è sceso da 190 mila a 155 mila, mentre i dirigenti sono passati da 60 a 600. È evidente che c’è qualcosa che non va”. La richiesta di Cgil, Cisl e Uil e dei sindacati di categoria è unanime: ritiro del piano di ristrutturazione e apertura di un tavolo interistituzionale sui servizi pubblici essenziali che coinvolga attivamente anche le istituzioni locali che sulla vertenza Poste Italiane, è l’ultima stoccata dei sindacati, hanno evidenziato un silenzio assordante.

 

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