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Confapi contro la manovra finanziaria del Governo

La manovra finanziaria del governo non soddisfa le piccole e medie industrie rappresentate dalla CONFAPI. Questa è la conclusione di Paolo Galassi, presidente della Confederazione italiana della piccola e media industria privata (120mila imprese associate con 2,3 milioni di addetti). “La questione principale è come restituire la fiducia nel futuro in chi produce lavoro e ricchezza – sostiene Galassi – e le premesse non sono incoraggianti: il nostro è l’unico Paese dell’area Ocse a non essere cresciuto negli ultimi dodici anni; la disoccupazione giovanile non accenna a placarsi e persino il successo dell’export sta subendo una fase di rallentamento. Ma dal clima di sfiducia si può uscire. Da anni, infatti, le piccole e medie imprese chiedono un disegno di politica industriale di ampio respiro che valorizzi il manifatturiero italiano, favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro. La manovra finanziaria – continua Galassi – ha, da questo punto di vista, grossi ritardi, citandone solo due per brevità: 1) le scelte più dure sono state rinviate al 2013-2014; 2) ancora una volta si fa cassa con le tasse e non si incide minimamente sulla spesa pubblica. Quello che doveva essere il governo della rivoluzione liberale, della semplificazione, del meno Stato-più mercato, è rimasto per ora solo un ottimo slogan. Oggi, interventi di politica economica finalizzati a garantire il mero galleggiamento del sistema non bastano più: serve una scossa vera, serve la famosa “fase 2”, ma che sia davvero di rottura con i metodi del passato”.

“Per quanto riguarda le implicazioni a livello locale – ha affermato Vito Gravela, presidente di CONFAPI Matera – occorre liberare tutte le risorse finanziarie disponibili, come per esempio i fondi FAS tutt’ora bloccati; è necessario attivare rapidamente un vero piano per i giovani, considerato il triste primato lucano nella disoccupazione giovanile; inoltre, è urgente attenuare gli effetti del Patto di Stabilità per gli enti virtuosi, ripristinando il normale circuito finanziario della spesa”.

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