BasilicataPolitica

De Filippo ricorda ‘Peppotto’ Guarino

“Peppotto Guarino – come lo chiamavano gli amici – è sempre stato un politico scomodo. Scomodo per la sua autonomia. Per la sua libertà di pensiero. Per la sua forte carica morale. Nella Democrazia Cristiana, il partito al quale si era iscritto giovanissimo, prima ancora di diventare preside dell’Istituto Tecnico Industriale di Potenza, ha sempre mantenuto una posizione terza”.

Con queste parole il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, ha ricordato l’ex presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Giuseppe Guarino.

“Tra Colombiani e Basisti – ha ricordato De Filippo – lui aveva deciso di stare con se stesso, se si esclude la forte – fortissima – amicizia con l’on. Merenda, di cui menava orgogliosamente vanto. Non ha mai fatto parte quindi delle cosiddette lobby forte dell’allora partito di maggioranza relativa. Ma per la sua indiscussa autorevolezza morale e per la capacità che egli aveva di interpretare i bisogni delle fasce deboli, si è ritrovato a ricoprire incarichi di responsabilità sin dalla sua prima elezione in consiglio regionale. Egli è stato infatti uno dei padri costituenti della massima istituzione democratica lucana. Ed è entrato subito a far parte del primo Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale di Basilicata con il ruolo di Segretario. Due anni dopo, nel 1972, l’allora presidente della giunta Vincenzo Verrastro lo chiamò a far parte della squadra di governo. E per l’esperienza che Peppotto Guarino aveva maturato in qualità di preside dell’Itis di Potenza, ma soprattutto per la passione che tutti gli riconoscevano nell’affrontare i temi legati al mondo della Scuola, apparve naturale che gli fosse affidata la delega all’Istruzione e all’Addestramento Professionale. Erano quelli gli anni – ha ricordato De Filippo – della nascita delle Regioni – nei quali lo Stato stava a mano a mano trasferendo le deleghe sino ad allora accentrate a Roma nelle singole realtà territoriali.

Giuseppe Guarino fu, dopo Cervellino, l’assessore che dietro l’imprinting – se così si può dire – al Dipartimento all’Istruzione e alla Formazione Professionale. Si devono a lui le prime, importanti decisioni in materia di organizzazione scolastica e di formazione professionale sul territorio.

Ma è il suo ruolo “terzo”, super partes, di Presidente del Consiglio che oggi dobbiamo, a giusta ragione, ricordare, perché – non dimentichiamolo – Peppotto Guarino si trovò a guida la massima assemblea elettiva lucana in una delle legislature più difficili della storia lucana: quella che va dal 1980 al 1985. Gli anni della cosiddetta emergenza post-sima del 1980.

Guarino fu il garante intransigente dell’autonomia consiliare e del ruolo legislativo e di controllo del parlamentino lucano.

Coerentemente con se stesso, e con quanto aveva sempre auspicato all’interno del partito della Democrazia Cristiana, facendosi paladino del rinnovamento delle classi dirigenti, da un lato, pur nella continuità dell’azione politica, dall’altro, Giuseppe Guarino al termine della sua terza legislatura consecutiva vissuta tra i banchi del consiglio regionale, si fece volontariamente da parte, accettando – dopo non poche insistenze – il ruolo di primo presidente della Commissione dei Lucani all’Estero.

Anche in quel caso, egli fu un “iniziatore”. Divenne un punto di riferimento dei tanti lucani residenti all’estero, che ancora oggi lo ricordano con grande affetto. Negli ultimi anni, aveva conquistato sul campo – per la sua indiscussa autorevolezza – il ruolo di presidente dell’Associazione degli ex consiglieri regionali. Ed anche in questa veste, non è mai stato un interlocutore “comodo”, sempre pronto a spronare, suggerire e talvolta anche a sferzare gli interlocutori del momento.

Ci mancherà – ha concluso De Filippo – la sua lucida capacità di analisi. Ma soprattutto avvertiremo il doloroso vuoto di una presenza forte, autorevole, diventata in questi ultimi anni punto di riferimento delle nuove generazioni politiche, alle quali non ha mai fatto mancare sostegno ed incoraggiamento, con la saggezza e l’equilibrio che gli erano propri”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *