BasilicataCronaca

Discarica fanghi abusivi, De Filippo: “Pronti a costituirci in giudizio”

In relazione a notizie di stampa relativa a una asserita inchiesta della Magistratura avente a oggetto un illecito smaltimento di fanghi di perforazione a Tempa Rossa, il Dipartimento Ambiente fa alcune precisazioni.

1) I fatti risalgono a 20 anni fa, esattamente al 1992, quando erano in vigore norme diverse da quelle di oggi. In particolare, in virtù del DPR 128/54 le funzioni di controllo di polizia mineraria erano esercitate in maniera esclusiva dallo Stato, e specificamente dall’Unmig di Napoli. Nel caso di Tempa Rossa, in assenza di una discarica in loco, i fanghi potevano essere smaltiti anche in impianti autorizzati situati altrove, sempre sotto il controllo dell’Unmig.

2) La Regione Basilicata, nel maggio del 1992 ha dato il via libera ad un progetto di discarica. A quella data, per quanto risulta da atti ufficiali in possesso della Regione, le attività di perforazione non erano state ultimate. Tuttavia la discarica autorizzata non risulta mai essere stata effettivamente realizzata, non essendo seguita all’approvazione del progetto la comunicazione di inizio lavori. Conseguentemente anche i controlli delegati alla Provincia di Potenza su esecuzione e gestione dell’opera non avrebbero avuto ragion d’essere.

3) Il tempo intercorso tra la presentazione del progetto di discarica e la sua approvazione è stato necessario per fare tutti gli accertamenti e le valutazioni del caso a tutela del territorio.

4) Conseguentemente, se fanghi di perforazione, come sembra essere, sono stati smaltiti in quei siti ciò è avvenuto in maniera totalmente illegale.

Quanto alle attività di bonifica nell’area, si precisa altresì che il 15 aprile 2011 la Regione ha ricevuto nota informativa del NOE di Potenza di avvenuto accertamento di superamento di Concentrazione di Soglia di Contaminazione in due aree nei pressi del pozzo esplorativo Tempa Rossa 2 in cui l’Autorità Giudiziaria riconduceva la causa di tali superamenti alle attività di smaltimento dei fanghi derivanti dalla perforazione del suddetto pozzo. Con una nota del successivo 21 aprile la Regione ha sollecitato la Total all’immediato adempimento degli obblighi di legge in riferimento alla potenziale contaminazione. In data 26 Maggio il Dipartimento Ambiente ha convocato TOTAL a un incontro nel quale TOTAL stesso, pur rigettando la responsabilità in riferimento ai fatti in questione (in quanto – ha sostenuto – non sussisterebbero legami giuridici con i precedenti detentori della concessione mineraria) ha comunque aderito alla richiesta della Regione di caratterizzazione immediata dell’area.

Il 3 giugno successivo Total ha trasmesso il Piano di Caratterizzazione che prevede l’esecuzione di n. 35 sondaggi geognostici, 8 dei quali attrezzati a piezometro per stabilire le effettive condizioni del sito ed eventuali necessità di bonifica a seguito di analisi del rischio ambientale e sanitario “sito specifico”. Tutta l’attività di caratterizzazione viene attualmente monitorata e valutata in conferenza di servizi coordinata, per norma dal comune di Corleto Perticara. Si sono tenute già alcune sedute della Conferenza di Servizi per l’esame del Piani di Caratterizzazione e nelle more della conclusione del procedimento amministrativo è stato interdetto l’accesso all’area.

“Mentre effettuiamo con scrupolo l’attività di nostra competenza, ossia il controllo sulle varie fasi dell’attività di bonifica – ha spiegato il presidente Vito De Filippo – seguiamo con interesse e fiducia l’attività di competenza della Magistratura. Lo scenario prospettato dai giornali è quello di un’azione che è stata condotta nell’illegalità più totale e se tanto dovesse risultare con certezza la Regione Basilicata si costituirebbe sicuramente in giudizio per ottenere le doverose condanne verso chi si sarebbe reso autore di un tale atto criminale nei confronti della nostra regione”.

 

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