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I medici del 118 di Basilicata sul piede di guerra

in qualità di medici del settore dell’emergenza sanitaria territoriale, abbiamo ben presente la realtà del nostro lavoro, le difficoltà legate agli orari impossibili e le tante “acrobazie” che siamo costretti a fare per coprire turni lasciati vuoti per carenza di personale. Sono innumerevoli i disagi che puntualmente vengono a crearsi sia per il personale medico che, per ovvi motivi, per i pazienti. Tali situazioni sono state da noi affrontate negli anni con senso morale, civico e abnegazione, con la speranza di vedere riconosciuta l’essenzialità e la professionalità del servizio offerto per la salute della popolazione, e quindi, il meritato passaggio alla dipendenza.
È ormai palese che il servizio d’emergenza sanitaria territoriale è sfruttato per colmare tutte le carenze del territorio, la carenza di personale medico nei Pronto soccorso e dalla politica sanitaria di tutte le Regioni italiane per permettere la chiusura/riconversione dei piccoli ospedali. Non si è pensato, invece, che l’emergenza territoriale dovesse essere rafforzata e integrata a pieno titolo con l’ospedale e quindi con il pronto soccorso.
Le falle dell’attuale sistema sanitario stanno venendo a galla nella drammaticità della carenza di personale sanitario disponibile ad affrontare l’emergenza Covid19. Tutte le Regioni si sono attivate ormai da qualche tempo per far fronte a questa emergenza utilizzando diverse strategie; tuttavia la mancata disponibilità delle Regioni, ad attuare un rinnovamento nell’ormai vetusto e fallimentare meccanismo di intervento in emergenze mediche di qualsivoglia natura, sta affondando ancora di più una nave ormai alla deriva. Questa situazione è accentuata proprio da ciò che è ben visibile a tutti, il sistema dell’emergenza a servizio del cittadino è allo stremo ed è proprio il cittadino a pagarne le conseguenze. Medici costretti a lavorare con carichi di lavoro sempre maggiori, Ps saturi e quindi difficilmente smaltibili proprio per carenza di personale competente. Si sono fatti appelli per la richiamata “alle armi” di personale medico in pensione o giovani laureati con zero esperienza. Ma tutti ci chiediamo: “Passata l’emergenza Covid19, questa nave la faranno affondare del tutto?”
L’emergenza covid19, ha finito con l’esasperare ancora di più il carico di lavoro chiesto ai medici del 118: non solo coprire le carenze che, i continui tagli alla spesa sanitaria, hanno determinato sul territorio e coprire la carenza di personale medico nei PS, ma farsi carico anche dell’emergenza covid19. La maggior parte se non la totalità dei malati con covid19 ospedalizzati o meno sono stati valutati dai medici del 118 e spesso rischiando il contagio. Il tutto senza aver diritto a nessuna indennità per il rischio covid19 né tantomeno qualche garanzia in caso di malattia. Medici 118 eroi usa e getta! Chi si è ammalato per il covid19, ma in realtà accade per qualsivoglia patologia, è trattato alla stessa stregua di un oggetto rotto e inutilizzabile, lasciato a sé stesso… senza nessuna garanzia… niente stipendio… né tantomeno una reversibilità per coniuge e figli in caso di morte. Non sarebbe arrivato il momento di dare ai medici del 118, oltre alle incombenze e i sacrifici, qualche garanzia?
E’ di vitale importanza che il personale sanitario medico del 118 abbia la stessa formazione, lo stesso ruolo giuridico e dignità del medico del pronto soccorso. Qualcuno sostiene che il Dea inizia quando il personale sanitario del 118 arriva al letto del paziente; purtroppo, nella realtà dei fatti, non è così, perché spesso succede che i due sistemi, emergenza territoriale e pronto soccorso, risultino essere due sistemi chiusi, non comunicanti, seppure condividano alcuni percorsi comuni riguardo le patologie tempo dipendenti. Si potrebbe pensare di risolvere le criticità del sistema di emergenza urgenza in tempi ragionevoli e con l’auspicata collaborazione tra territorio e ospedale, ci sarebbe omogeneità e adeguatezza di formazione del personale medico del 118 e del PS, percorsi e trattamenti condivisi.
È chiaro che, il passaggio a dipendenza dei medici del 118, permetterebbe alle Asl, non solo di poter contare su personale medico aggiuntivo per il pronto soccorso, ma anche di poter creare procedure e percorsi diagnostico terapeutici assistenziali per le patologie minori, con il risultato di evitare il ricorso indiscriminato e quindi il sovraffollamento dei PS che si osserva in maniera crescente negli ultimi anni. Dotando le ambulanze di maggiore strumentazione sanitaria, inoltre, si potrebbe pensare di trattare a domicilio riacutizzazioni di patologie croniche, riducendo così le ospedalizzazioni e velocizzando il ricovero di persone che hanno realmente urgenza di trattamenti sanitari salvavita, con una notevole riduzione dei costi.
Da anni il sistema del 118 e, recentemente il pronto soccorso, si sta servendo di medici con contratti non congrui, contratti atipici ai limiti della legalità, che stabilizzano la precarietà dei medici e delle postazioni, impedendo a questi stessi medici una stabilizzazione lavorativa ed escludendoli da ogni possibilità di partecipazione ai concorsi, e quindi negando i diritti costituzionali di un qualsiasi lavoratore. Questo a causa della mancante specializzazione; quindi, se i medici sono convenzionati, a tempo indeterminato, non possono partecipare ai bandi di concorso per le specializzazioni con borse riservate e di conseguenza viene loro negata qualsiasi possibilità di avanzamento di carriera oltre che stipendiale.
Quindi direi che sia giunto il momento di finirla con le lamentele, da parte delle strutture sanitarie e della politica regionale, per la carenza di medici atti a far funzionare i pronto soccorso. “Faber est suae quisque fortunae” dicevano i nostri antenati a giusta ragione; infatti gli organi sanitari e la politica regionale non sono stati in grado di attuare una congrua programmazione né di sviluppare strategie tali da tamponare le carenze del personale medico negli anni e, consapevolmente, stanno portando il sistema all’inevitabile tracollo. La specializzazione in medicina d’emergenza-urgenza, attiva solo dal 2009 e non in tutte le sedi, ha solo pochi posti. Le Regioni non hanno erogato un numero adeguato di borse di studio aggiuntive, né si è pensato di utilizzare i medici del 118, che lavorano da anni nei sistemi d’emergenza, completando la loro formazione professionale con appositi Corsi, ampliandone così le competenze, equiparando i titoli e l’esperienza maturata sul campo negli anni e quindi procedere alla loro stabilizzazione.
Questo modus operandi apre la strada a varie ipotesi, tra cui, quella non certo velata, che si voglia giungere a privatizzare pian piano i servizi. È noto, ad esempio, che molte ASL lasciano la gestione dei servizi essenziali a società e cooperative non a fini di lucro (sulla carta) ma che, in realtà, sono tutt’altro. Queste ultime infatti utilizzano medici non specialisti e senza esperienza, sottopagati e senza garanzie per loro stessi e per i pazienti, per farli lavorare nei pronto soccorso e nel 118. Questa situazione creatasi è, a nostro avviso, non solo paradossale ma anche pericolosa!
Noi, medici del 118, invitiamo gli organi sanitari regionali a voler considerare seriamente la nostra proposta e quindi procedere a:
passare alla dipendenza di tutti i medici del 118;
istituire la figura unica del medico di emergenza urgenza adeguando la formazione, il ruolo giuridico e dignità tra medico del 118 e PS;
istituire dei percorsi formativi che consentano di acquisire la specializzazione nel settore dell’emergenza urgenza da parte dei medici 118;
creare dei protocolli per percorsi e trattamenti condivisi validi in tutt’Italia.

In questo modo si potrebbero finalmente stabilizzare quei medici che stanno assicurando la tenuta del sistema e dei servizi, e che finora non hanno avuto alcuna garanzia contrattuale né delle retribuzioni a parità del servizio offerto. Inoltre si arriverebbe a dare a questi medici una congrua formazione che consoliderebbe la specializzazione conquistata direttamente sul campo a fronte di una politica sanitaria cieca e incapace di fare una valida programmazione.

Peri i medici del 118 DEU Basilicata Soccorso, dottor Gianfranco Della Corte

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