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Istituito il Comitato permanente dei sindaci della Val d’Agri

Si è tenuta lo scorso 9 Aprile presso il Comune di Viggiano una riunione tra rappresentanti delle istituzioni locali interessate dalle estrazioni petrolifere con l’obiettivo di creare un comitato di sindaci dell’Alta Val d’Agri che condivida scopi e azioni: primo punto da cui partire è la salvaguardia ambientale del territorio. All’incontro, voluto dal sindaco Giuseppe Alberti e dall’amministrazione comunale di Viggiano, erano presenti consiglieri regionali e provinciali, alcuni sindaci di comuni interessati dalle estrazioni e i rappresentanti dell’opposizione del consiglio comunale di Viggiano. Partendo dalla constatazione di fatto che eventuali emergenze ambientali non riconosco limiti amministrativi si è giunti alla conclusione che per interloquire da un lato con l’Eni dall’altro con la Regione Basilicata è indispensabile fare fronte comune per dare risposte alle esigenze dei territori con una sola voce, forte e coesa. La prevista costruzione della V linea di produzione per un ulteriore trattamento del petrolio che dopo 10 anni ha cambiato la sua qualità, in un primo momento, come dichiarato alla Copam, avrebbe di fatto diminuito le emissioni di gas dal centro oli grazie all’utilizzo di nuove tecnologie. In realtà leggendo il progetto presentato alla Regione Basilicata si scopre che verrà costruita una seconda torre, un termodistruttore alto 50 metri che ovviamente farà aumentare le emissioni di gas. Se a questo si aggiunge la trattativa in corso tra Eni e Regione sul possibile aumento delle estrazioni da 104 mila barili al giorno a 125mila con l’entrata in produzione a pieno regime del pozzo Pergola 1 la situazione è allarmante. Infatti se aumenta la produzione di petrolio è verosimile pensare che sarà necessario costruire ulteriori linee di trattamento con l’eventuale ampliamento del centro oli a ridosso della zona antropizzata del Comune di Viggiano. Se si tiene conto anche del recente caso di intossicazione avvenuto a 21 lavoratori dello stabilimento Elbe dovuto a una fuori uscita di gas dal centro oli, dove l’Eni ha dichiarato che non è successo niente di anomalo nonostante i rilievi dell’Arpab dicano il contrario, la situazione sta diventando sempre più allarmante. Se non è successo niente di anomalo vuol dire che è una prassi consolidata la fuori uscita incontrollata di gas? E ancora, i cittadini lucani sono diversi da quelli siciliani dove nelle zone interessate dalle estrazioni i limiti imposti dalla Regione Sicilia non avrebbero consentito livelli di gas nell’aria come quelli registrati il giorno dell’intossicazione che in Basilicata, nonostante mandino 21 persone al pronto soccorso, sono consentiti per legge? E’ quanto mai opportuno che la Regione emani una legge attraverso la quale fissi i limiti di emissioni entro valori più contenuti. E’ arrivato il momento di far sentire la voce delle popolazioni locali che si sentono escluse da uno sviluppo economico che non arriva, mentre l’emergenza ambientale cresce sempre di più. I sindaci si riuniranno nei prossimo giorni per tracciare gli assetti organizzativi di un comitato permanente di amministratori locali il più delle volte sovrastati da scelte che cadono dall’alto.

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