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La madre di Luca Orioli scrive una lettera alla madre di Elisa Claps

Olimpia Fuina, madre di Luca Orioli, ragazzo scomparso assieme alla sua fidanzata a Policoro nel 1988, ha scritto una lettera aperta a Filomena Iemma, madre di Elisa Claps. Questo il testo integrale
Cara Filomena, ho letto il comunicato stampa pubblicato in ricorrenza dell’imminente riapertura della Chiesa della Trinità comunicatavi dal Santo Padre e mi sono profondamente compiaciuta e commossa dinanzi alla dignità, all’equilibrata compostezza esplicativa dei vostri punti di vista, pienamente condivisibili. Solenne l’abbraccio benedicente del Papa nel proporre che quella Chiesa diventi “un luogo per la preghiera silenziosa, l’Adorazione, la ricerca del conforto interiore e spirituale e per la promozione di una serena riflessione sulla sacralità della vita.”

Un gesto coraggioso ed encomiabile il vostro che mi ha fatto sentire il dovere di essere pienamente solidale con te e con la tua famiglia. Spero tanto che il Papa accolga appieno la vostra giusta richiesta. Esigere un’assunzione di responsabilità e di scuse da parte del clero implicato credo che sia per la Chiesa un atto dovuto per essere in linea con la dottrina proclamata. Concordo con voi che non ci può essere riconciliazione senza una piena confessione pubblica di quanto avvenuto e dovuto a Elisa, alla famiglia e al popolo che ha bisogno di un segnale sostanziale della lealtà della Chiesa a tutela e sostegno del Credo, ora un po’ barcollante.

Una tale scelta sarebbe un modo stupendo per dare ad Elisa un’immortalità altamente e profondamente educante, capace di redimere le numerose immoralità subìte, per decenni, da certi poteri forti, troppo sordi al dolore e indifferenti persino al Credo professato. Avevamo creduto ingenuamente ai tanti ampollosi discorsi di grandi Valori che pensavamo incarnati. Deluse da ogni dovere istituzionale mancato e dall’assenza di esempi luminosi e illuminanti, abbiamo cercato in noi stesse la forza del Bene e del Vero che vince, nel tempo, sul male. Il fatto che tu sia riuscita ad ottenere, sia pure parzialmente, una sola verità, è anche per me una grande vittoria che mi fa sperare per il mio caso, che ancora sembra essere in alto mare.

Mia cara, quanti oceani di lacrime ognuna di noi ha attraversato e attraversa! Quanti deserti roventi abbiamo dovuto e dobbiamo ancora guadare, a piedi nudi, alla nostra pur veneranda età! Quante impervie ed astiose montagne abbiamo dovuto e dobbiamo ancora scalare soffrendo indicibili e insopportabili dolori! E non è bastato né il pianto, né il grido, né la preghiera, né il silenzio a sopire l’ingorda ferocia di chi ha tenuto crocifisse alla sbarra le nostre vite senza neppure un minimo di umana e cristiana pietas. – Cuori incalliti, menti assopite, anime spente – questo il mondo che ci è stato generosamente offerto. Tu da madre amorevole e responsabile hai saputo in questo difficile momento, dirimere al meglio la situazione che stava diventando incandescente. Non posso non soffrire con te. Mi si rivoltano cuore, mente e spirito al pensiero di queste nostre storie ancora così incredibilmente crocifisse, e dalle insospettabili caste implicate.

Siamo state straziate entrambe nel cuore, private dell’Amore dei nostri figli e dei loro sogni, offese

nella dignità, ferite nell’anima e segnate per sempre da un dolore senza fine e da un sistema balordo avvilente. È invecchiata la nostra pelle, ma non è invecchiato il nostro cuore che continua ad Amare l’Amore per gli altri, per Dio e per quei Valori comuni a tutti gli esseri umani a cui ci ha affacciate l’AMORE materno strappato, divenuto universale. Non è invecchiata la nostra volontà di indomite guerriere a perseguire fedelmente la verità e la giustizia per non andare dai nostri figli a mani vuote. La nostra lotta è ormai volta a stanare il sistema clientelare che ha cambiato la morale, l’etica e la religione.

Perdonami se ripercorrendo le tue lotte e il tuo dolore ripenso con altrettanta amarezza alle mie. Anch’io come te ho avanzato tante interpellanze parlamentari finite nel nulla. Anch’io ho scritto a tutti i ministri di Grazia e Giustizia, a tutti i Presidenti della Repubblica che si sono succeduti da 35 anni finora. Mai nessun segnale di collaborazione a difesa della Costituzione, pur sapendola offesa, ignorata, raggirata, elusa da illustri Azzeccagarbugli ammanicati al sistema, ormai notoriamente corrotto alle radici. Entrambi i casi sono stati determinati dalle stesse perverse dinamiche procedurali.

Credo, infatti, che il tuo caso, paradossalmente, sia stato favorito dalla recidività dell’assassino e non dalla solerzia degli inquirenti. Le inadempienze più gravi, infatti, sono rimaste impunite. Ed è ciò che accomuna i nostri casi ed inasprisce il nostro comune dolore. D’altronde dai frutti possiamo risalire all’albero. E tutto è sotto gli occhi di tutti.

Ciò che mi preme sottolineare è che non sia tanto importante la riapertura di uno spazio sacro profanato, quanto il non voler individuare e perseguire legalmente chi ha reso infrequentabili questi luoghi, ormai pregni di sacrileghi orrori e dolore. Eppure lo Stato e la Chiesa continuano ad ignorare la gravità delle nostre situazioni, non intervenendo come sarebbe giusto fare. La realtà è che per non ripulire la Chiesa delle mele marce si preferisce far marcire l’Istituzione santa della Chiesa. La gente che sa, si allontana. E non si può più sperare senza un intervento drastico a favore di Cristo e della Fede, oggi follemente minata da individui indegni di un tale elevato servizio.

Comprendo tutto il tuo dolore. È lo stesso del mio. Spero che il gesto del Papa sia il primo segnale di cambiamento capace di restituire alla Chiesa il suo nobile ruolo elevante di fedeltà ai Valori portanti.

Ti confesso inoltre la grande mia delusione dopo essere stata ricevuta dal Presidente Mattarella, grazie a Suor Adalberta, Superiora dell’Istituto del Sacro Cuore di Matera, a cui sarò immensamente grata per sempre. Dinanzi a me si era aperto un grande spiraglio. Subito dopo sono ripiombata nel solito buio e nel nulla di fatto. Eppure avevo visto nei Suoi occhi, mentre gli raccontavo per sommi capi le gravi anomalie procedurali subìte, la commozione di un padre amorevole e mi ero illusa che si sarebbe adoperato doverosamente per una seria revisione del caso. A quell’evento, per me straordinario, non è seguita nessuna evoluzione e né tantomeno alcuna comunicazione a riguardo.

Scusami se sento il bisogno di condividere con te l’ultima, per ora, mia amara esperienza. Abbiamo ascoltato, a Pomeriggio Norba, tre mesi fa, una sconcertante dichiarazione del medico legale che ha effettuato la seconda autopsia sui corpi dei due ragazzi: “Quel quantitativo di monossido riscontrato non poteva far morire due persone”, smentendo, così, quanto affermato nel verbale che ha fatto invece chiudere il caso per monossido, a suo tempo. Soltanto tu puoi comprendere appieno il dolore che si prova dinanzi a simili e così inverosimili arbitrarietà illegali improponibili. Fa molto riflettere il fatto che non vi sia nessun ripensamento da parte di alcuna Procura che voglia far luce sui nostri casi così scandalosi, inaccettabili e inassolvibili.

Io purtroppo non ho nessuno. Io non sono nessuno. Sono solo autenticamente me stessa, pacificamente lottatrice. Forse avrei dovuto essere violenta per meritare l’attenzione dello Stato e della Chiesa? È l’unico deterrente oggi vincente. So che solo tu, che hai lottato col sostegno dei tuoi familiari, puoi capire quanto sia terribile combattere, e da sola, contro uno Stato assente e una Chiesa indifferente, incapaci di garantire i dovuti diritti agli offesi e di imporre la giusta osservanza dei doveri istituzionali ai difensori del sacro e della Legge. Sono e sarò con te sempre.

Troppe le vicende che ci accomunano e che non ci permetteranno di abituarci mai ai silenzi e alle menzogne senza vergogna di certe caste di intoccabili, nonostante le enormi brutture commesse, legalmente e cristianamente. Né ci rassegneremo dinanzi alle verità negate. Cristo non può sopportare che i suoi inviati si facciano scudo di Lui per affermare il proprio potere a proprio piacere, giocando con le nostre vite.

Decisamente noi non eravamo nessuno agli occhi di certe caste di privilegiati affetti dal delirio di onnipotenza. Un’onnipotenza loro concessa indiscriminatamente dagli organi superiori. Sconcerta, disarma, scoraggia il fatto che nessuna lacrima, sia pure gigante e cocente, sia riuscita a lambire cuori, menti e coscienze rimaste mute, sorde e cieche da sempre. Le nostre storie hanno commosso l’Italia intera, ma non hanno sfiorato neppure le vesti di certi ruoli potenti, forse perché troppo ben accomodati per rischiare di perdere la propria posizione privilegiata. Decisamente squallida la storia del nostro tempo e del nostro Paese. Probabilmente gli implicati in questa vicenda non sanno il male che hanno fatto e che fanno. Ma credo che ci siano ancora menti eccellenti ed anime pure in grado, volendolo, di fermare un tale degrado.

Terribile per me combattere anche contro il silenzio stampa di quelle trasmissioni televisive a tema, forse bloccate da denunce e intimidazioni. Sicché muto sembra essere anche Dio giacché non ha trovato finora mani capaci di sporcarsi a difesa del giusto diritto di vedove e orfani, come si apprende dai Suoi insegnamenti.

Ho scritto al Papa Bergoglio per avere un’udienza, giacché il mio caso è rimasto irrisolto grazie ai silenzi complici di preti, intervenuti sul posto quella notte, che non dicono quello che hanno visto o fatto durante o dopo “l’accertata manipolazione dei corpi e la modifica dello stato dei luoghi”. Dalla santa sede mi è stato inviato un rosario e assicurato che avrebbero pregato per me. Una preghiera che non mi ha mai raggiunta, visto l’esito. Dio, per agire, si serve delle mani di chi può intervenire al Suo posto ed io finora non ne ho incontrato neppure uno. Mi è parso qualche volta di sentirmi ascoltata da qualcuno. Le sue, erano, solo parole. In certi casi come il mio, sono i fatti a definire le situazioni. Conoscendo la bellezza e profonda ricchezza interiore di Papa Bergoglio, sono convinta che la mia missiva non sia stata mai fatta recapitare nelle Sue Mani.

Non è pensabile che certe Istituzioni stiano solo a guardare aspettando semmai la fine delle vite di due mamme avanzate negli anni, ora di certo più fragili e stanche, per far calare l’oblio su certe vicende che comunque continueranno a tempestare di notte le mute coscienze. È vergognoso affidare unicamente a noi la custodia della memoria di figli che invece appartengono alla nostra terra e vanno difesi dalla gente di questa terra, ancora alla ricerca e riconquista delle sue nobili arcane radici.

I nostri morti gridano ancora il loro mancato diritto alla vita e alla verità. Le nostre vite, le nostre voci non sono che l’eco di quel loro grido, il ricordo perenne dei loro sogni spezzati e dei loro spenti sorrisi. Sono l’espressione autentica del vuoto incolmabile dei loro insostituibili abbracci materni mancati che come macigno peseranno sulle morte coscienze dei carnefici. Le nostre storie ricordano a tutti gli esseri umani la preziosità della vita da Amare e da vivere intensamente nel Bene per renderla stupendamente immortale.

Unite per sempre da tanta comune impari lotta e da tanto sempre acerbo dolore, continueremo a lottare, a pregare, a sperare e ad aspettare che arrivi il giorno della resurrezione per tutti. L’Amore è più forte dell’odio e della paura, del male e dell’ingiustizia. Ci ha permesso di sconfiggere la morte e il dolore. Portiamo il loro cielo nel cuore, il respiro di Dio nell’anima e la Luce dei loro volti nei nostri occhi. Non ci siamo fatte fermare dalla sofferenza più atroce, ci siamo invece lasciate formare dal fuoco divino della Croce, nel silenzio bruciante di notti insonni in cui ogni lacrima silenziosa stellava l’abisso sterrato. Sono questi i nostri ben radicati punti di forza e di certa immortale speranza per tutti. Il nostro Dolore redento è Luce Divina che adombra le ombre.

Non vorremmo, però, che il nostro sacrificio non fosse servito a nulla se dovessimo riscontrare il permanere del male nelle coscienze assassine.

Un abbraccio forte e caro

Olimpia Fuina, madre di Luca Orioli

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