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La piccola industria riparte dal “capitale umano”

“Le Assise della Piccola Industria si chiudono con un importante messaggio: il capitale umano rappresenta il principale fattore strategico di competitività. Ha ragione il nostro presidente nazionale, Giovanni Baroni: senza le persone gli strumenti non sono nulla”. E’ questo il commento del vicepresidente nazionale e  presidente della Piccola Industria di Basilicata, Antonio Braia, a margine dell’importante appuntamento che, nella giornata di venerdì,ha riunito tutto il sistema nazionale a Bari per illustrare la visione  e le proposte del sistema delle PMI al Governo.
Proposte che hanno messo al centro la formazione e le competenze. E a questo tema è stato dedicato il primo tavolo tematico delle Assise, aperto dal vice   presidente Braia, a confronto con il direttore dell’Area Lavoro di Confindustria, Pierangelo Albini, la presidente di Umana, Maria Raffaella Caprioglio e il direttore generale di 4Manager, Fulvio D’Alvia.
Nel corso del focus sono state presentate la visione e le proposte specifiche emerse dal percorso di ascolto che la Piccola Industria di Confindustria ha portato avanti su tutto il territorio nazionale, conclusosi con l’appuntamento di Bari. Quanto emerso dagli incontri è confluito nel documento consegnato in giornata al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
“Le PMI – ha spiegato il vicepresidente nazionale con delega al capitale umano e formazione, Antonio Braia dal palco del Teatro Kursaal Santalucia – hanno sempre assegnato un valore strategico al tema della valorizzazione delle competenze, della professionalizzazione e del reskilling e oggi sono tra gli attori principali nell’erogazione di formazione. Nel percorso di ascolto che abbiamo portato avanti in questi mesi su tutto il territorio nazionale, è emerso un grande coinvolgimento della base associativa rispetto a questi temi. Sappiamo che, a dispetto dei dati sull’occupazione, spesso le imprese incontrano notevoli difficoltà nel reperire il personale adeguato ai bisogni aziendali o da formare al proprio interno. E il dato è ancor più preoccupante se si fa riferimento alle competenze cosiddette Stem, dove il gap è ancora maggiore soprattutto tra le giovani donne. Un gap destinato ad acuirsi nei prossimi anni se non saremo in grado di investire di più e meglio sull’istruzione, la formazione e l’orientamento. Altrimenti il rischio è di compromettere la capacità del sistema produttivo di compiere la doppia transizione ecologica e digitale”. “Il PNRR – ha continuato Braia – mette complessivamente a disposizione 20 miliardi su questo terreno offrendoci straordinarie opportunità. Al contempo, le aziende devono essere sempre più brave a raccontarsi, far conoscere i propri valori e stimolare la motivazione per attrarre a trattenere i giovani”.  
Ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, abbassare la componente contributiva del cuneo sul lavoro e valorizzare il welfare aziendale: sono questi tre grandi assi che il documento della Piccola Industria individua come prioritari in cui sono state declinate le azioni da sottoporre all’attenzione del Governo. In particolare, è stata evidenziata la necessità di consolidare il collegamento tra aziende e mondo della formazione, rendendo ITS e Università più inclusivi nei confronti delle Pmi, facendo in modo che le piccole e medie imprese siano maggiormente rappresentate nelle Fondazioni Istituti Tecnici Superiori e nelle Università attraverso programmi di ricerca e dottorato dedicati alle Pmi.

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