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Pari opportunità, servono azioni concrete

Il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, e la responsabile del coordinamento femminile, Giuseppina D’Alessandro, considerano apprezzabile la decisione assunta nei giorni scorsi dalla presidente della commissione regionale per le pari opportunità, Antonietta Botta, di convocare le parti sociali sulla delicata questione della paventata riduzione del ricorso al part-time nella pubblica amministrazione per effetto della legge 183 del 2010 (cosiddetto “collegato lavoro”) che, secondo Falotico e D’Alessandro, “mette a rischio molti contratti part-time nella pubblica amministrazione e potrebbe far fare al nostro paese diversi passi indietro nelle politiche di genere e di sostegno all’occupazione femminile”.

Per i due dirigenti sindacali della Cisl “le pari opportunità non si costruiscono con le dichiarazioni di principio, bensì con azioni volte concretamente a favorire la conciliazione tra lavoro e famiglia, tra attività che hanno valore di mercato e attività che hanno valore sociale e affettivo. Studi recenti – continuano i due dirigenti sindacali della Cisl – evidenziano che in tutti i paesi del mondo la maggior parte del lavoro domestico e delle attività di cura dei bambini, degli anziani, degli ammalati e delle persone diversamente abili è svolto prevalentemente dalle donne”.

Per Falotico e D’Alessandro “il nostro sistema di welfare state non ha sviluppato politiche familiari soddisfacenti, sia in termini di trasferimenti monetari, sia in termini di servizi di cura, e risulta pertanto del tutto inadeguato ai bisogni delle donne. Bisogna sostenere le forme di flessibilità, come il part-time, che consentono, soprattutto alle donne, la possibilità di conciliare la loro dimensione lavorativa con la vita familiare e di cura. Vale la pena ricordare che l’occupazione femminile in Italia è la più bassa in Europa, distante quattordici punti dall’obiettivo di Lisbona e con differenze significative e sostanziali tra il Nord e il Sud, dove il tasso di disoccupazione è ancora più elevato, come evidenzia il caso della Basilicata che registra un tasso vicino al 14%. Nonostante le conquiste ottenute sul piano legislativo – aggiungono Falotico e D’Alessandro – la donna è spesso indotta a lasciare il lavoro dopo la nascita dei figli perché non riesce a conciliare l’impegno della famiglia con gli impegni lavorativi. Da qui la necessità di prevedere misure di adeguamento organizzativo all’interno dei contesti lavorativi pubblici e privati che possano incentivare una maggiore partecipazione delle donne, misure come la flessibilità di orario, il supporto alla maternità e ai congedi parentali, il part-time, il telelavoro e i nidi aziendali”.

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