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Boom esportazioni, evitare facili entusiasmi

“I dati sulla crescita delle esportazioni confermano lo squilibrio strutturale che caratterizza la mappa produttiva della nostra regione”. A sostenerlo è il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, che mette in guardia dai “facili entusiasmi e dalle letture troppo semplicistiche, specie quando i numeri hanno dimensioni eclatanti come nel caso delle esportazioni”.

Per Falotico “il boom registrato nel primo trimestre dell’anno dalle esportazioni lucane è, come da diversi anni a questa parte, il prodotto quasi esclusivo delle oscillazioni congiunturali fatte registrare dal settore petrolifero e dal comparto automobilistico, mentre, al netto della tara congiunturale di questi due settori, il resto del tessuto produttivo regionale, fatto in prevalenza di piccole e medie imprese, continua a boccheggiare e a perdere quote di mercato, con qualche positiva eccezione che non muta, però, la tendenza generale al ribasso. Si tratta di uno squilibrio che appare ancora più evidente – continua Falotico – se si scompongono i dati a livello provinciale, dove emerge il grande balzo in avanti fatto dalla provincia di Potenza, con una crescita del 61,8 per cento, e le perduranti difficoltà che, al contrario, interessano il territorio materano, che ha visto letteralmente scomparire la sua industria manifatturiera per eccellenza, ovvero il mobile imbottito, per molto tempo settore trainante delle esportazioni regionali e del made in Basilicata che negli ultimi cinque anni ha visto ridursi di oltre l’80 per cento il proprio fatturato estero, come ha puntualmente evidenziato Unioncamere”.

Secondo il segretario della Cisl lucana “lo squilibrio territoriale e settoriale che si sta determinando nella nostra regione rischia di alimentare le spinte disgreganti e centrifughe e quindi la tenuta della stessa coesione economica e sociale. Servono, quindi, politiche industriali e delle attività produttive più incisive in grado di correggere questa evidente stortura della crescita e la sua eccessiva dipendenza dal petrolio e dall’automotive – conclude Falotico – attraverso un mix di misure incentivanti in grado, da un lato, di consolidare le filiere produttive più tradizionali, si pensi al turismo, all’agroalimentare e al manifatturiero, dall’altro, di attrarre investimenti innovativi nei settori a maggiore valore aggiunto e più elevata propensione tecnologica rimuovendo i fattori che incidono negativamente sulla competitività del territorio regionale e, in particolare, delle aree deboli a rischio di desertificazione industriale”.

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